Mirini ottici o elettronici? In linea di massima, tutti noi sappiamo di cosa si tratta. Cerchiamo però di approfondire l’argomento e scoprire le differenze.
L a differenza sostanziale tra le reflex digitali EOS e le mirrorless EOS M ed EOS R è l’assenza in queste ultime dello specchio. D’altra parte, per chi non masticasse l’inglese, mirrorless significa proprio “senza specchio”. Tutte le reflex, di qualsiasi marca, per definizione hanno un grande specchio davanti al sensore. I raggi di luce che entrano dall’obiettivo vengono riflessi verso l’alto, dentro il gruppo del pentaprisma (un unico blocco di vetro) o quello del pentaspecchio (una serie di specchietti), che a loro volta li rimandano al mirino. In questo caso, abbiamo a che fare con mirini “ottici” (o OVF, da Optical ViewFinder).
Una mirrorless non ha il gruppo dello specchio e per questo motivo possono essere progettate fotocamere più compatte e leggere di una comune reflex. Il mirino ottico è sostituito qui dalla sua controparte “elettronica” (o EVF, da Electronic ViewFinder). Questo, come lo schermo LCD posteriore in modalità Live View, visualizza direttamente l’immagine catturata dal sensore.
I mirini elettronici (EVF) hanno una serie di potenziali vantaggi rispetto a quelli ottici. Essendo in sostanza una versione miniaturizzata del display posteriore, permettono di vedere al volo gli effetti delle modifiche alle impostazioni di scatto sull’immagine. Inoltre, sempre in tempo reale, consentono di visualizzare l’istogramma. E quindi di apportare precise correzioni dell’esposizione senza togliere l’occhio dall’oculare. Non da ultimo, danno rapido accesso ai menu.
Queste cose, è vero, si possono fare anche dal display posteriore della fotocamera. Ma altri vantaggi dell’EVF rispetto allo schermo sul retro sono invece unici. In primis, anche in pieno sole, non ha problemi di visibilità e non impedisce di usare a mano libera la fotocamera in modo stabile, migliorando in modo sostanziale le nostre chance di ottenere immagini perfettamente nitide.
Purtroppo, c’è anche il classico rovescio della medaglia. Il consumo di energia è molto più alto di quello dei mirini ottici, nonostante l’assenza del meccanismo dello specchio. La cosa non ha un grande impatto sulle sessioni di un giorno. Può però diventare un problema quando siamo in viaggio lontano da prese elettriche. C’è comunque una soluzione facile facile, seppure costosa. Bisogna avere sempre a portata di mano più batterie di scorta (cariche). Più fastidioso è il fatto di non poter vedere niente nel mirino a fotocamera spenta.
Uno degli sviluppi più interessanti è la possibilità di trasformare il touchscreen posteriore in un grande trackpad per la selezione del punto di fuoco quando usiamo il mirino elettronico. Toccando la parte attiva del display con il pollice, possiamo spostare il punto o i punti AF dove vogliamo, con grande precisione.
Nonostante le apparenti debolezze dei mirini ottici (OVF), c’è molto da dire in loro sostegno. Certo, a differenza degli EVF non mostrano al volo il modo in cui la fotocamera “interpreta” l’immagine a seconda delle regolazioni effettuate. E, sì, diventano bui quando i livelli di luce calano. In compenso, non stancano gli occhi.
I mirini ottici non soffrono dei ritardi o dei problemi di refresh della controparte elettronica. Questi si presentano, per esempio, quando si scatta a raffica con la fotocamera in movimento. Un EVF, in questo caso, può far pensare più a un filmato in stop-motion che a una visione in tempo reale! Oggi, poi, i mirini ottici non sono più dei passivi pezzetti di vetro. L’Intelligent Viewfinder II di corpi macchina avanzati come la EOS 7D Mark II e la EOS 5D Mark IV include un LCD traslucido che, in sovrimpressione, ci tiene aggiornati su impostazioni come modalità di scatto, bilanciamento del bianco, modo AF. Se sappiamo muoverci “a memoria” tra ghiere e pulsanti, possiamo correggere le impostazioni – anche qui – senza staccare l’occhio dal mirino ottico.
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